Editoriale
Anche se ormai non c’è angolo di terra che non sia stato calpestato da piede umano, viviamo in tempi a loro modo pioneristici, in cui è difficile prevedere con certezza a quali territori inesplorati la tecnologia ci darà accesso. Come nell’America del XIX secolo assistiamo stupiti al continuo avanzare della frontiera, in questo caso digitale, e alla conquista di nuovi spazi di un Far(?) West fatto di robotica e automazione sempre più strettamente intrecciate a gesti e operazioni del nostro contesto quotidiano.
Pensiamo alle auto a guida autonoma, ai robot utilizzati nella microchirurgia o nella riabilitazione, alla smart agriculture: non c’è settore che non possa essere ottimizzato grazie all’applicazione di processi tecnologici e informatizzati che riducono l’incidenza del lavoro manuale umano garantendo (almeno questa è l’intenzione) precisione, velocità, adattabilità, redditività maggiori.
Ma per ogni lembo di terra conquistato c’è bisogno di un codice di leggi e di uno sceriffo che lo faccia rispettare, mantenendo l’ordine e difendendo gli abitanti da rischi e soprusi: questo è tanto più vero nelle vaste praterie dischiuse dalla robotica, dall’Internet of Things, da App sempre più adattabili ai bisogni dei consumatori (profilati – spesso a loro insaputa – in dettagli sempre più stringenti), in cui l’ombra della deregolamentazione, della deresponsabilizzazione e della lesione dei diritti personali si allunga minacciosa a incupire il paesaggio.
Allettati dal miraggio di una maggiore comodità e della semplificazione delle nostre piccole incombenze quotidiane, rischiamo di trascurare gli svantaggi che ne possono derivare, che non sono banali: una grande attenzione delle legislazioni nazionali e soprattutto sovranazionali nei riguardi delle varie implicazioni sociali, giuridiche ed economiche di tali novità sta diventando assolutamente imprescindibile.
Pensiamo agli incidenti causati negli scorsi mesi dalle Google Car o dall’autopilot della Tesla: se vengono programmati robot sempre più in grado di sostituirsi all’uomo, di svolgere funzioni in sua vece e di alterare, quindi, in modo significativo l’ambiente circostante, diventa fondamentale porsi il problema della responsabilità giuridica derivante da una loro possibile azione nociva.
Secondo l’attuale quadro giuridico, invece, i robot non possono (giustamente) essere considerati direttamente responsabili per atti o omissioni che causano danni a terzi, ma è così ovvio individuare i diretti responsabili delle loro azioni via via più complesse e autonome? Ci sono quindi delle lacune normative che occorre colmare in fretta e che vengono avvertite anche a livello comunitario, tant’è vero che la Commissione Europea ha da poco istituito un Gruppo di Lavoro impegnato proprio in un progetto sulle norme di diritto civile della robotica.
Inoltre, sotto alcuni aspetti stiamo assistendo addirittura a un superamento della centralità del tradizionale web, con lo spostamento di molte attività direttamente sulle App, per cui sta diventando quasi superfluo accedere a un sito web da pc. Per usufruire di un servizio (dal più utile al più ludico) basta scaricare un’App sullo smartphone o su qualunque dispositivo mobile e avremo ciò di cui abbiamo bisogno: un calendario per i vaccini dei nostri figli (progetto appena varato dalla Regione Lombardia), l’organizzazione di un tour turistico o culinario basato sulle nostre esigenze, una lezione di lingua straniera, la possibilità di rispondere a un annuncio di lavoro con l’invio del nostro curriculum, un monitoraggio della nostra attività fisica, per non parlare di tutte le App dedicate alla ricerca, all’acquisto e alla vendita praticamente di ogni sorta di bene.
Ma non possiamo pensare che il prezzo da pagare per tutta questa “comodità” e immediatezza sia solo il costo irrisorio delle App (spesso scaricate anche del tutto gratuitamente). In cambio di un servizio che arriva a profilare così dettagliatamente i nostri gusti e desideri al punto da poterli anticipare quasi leggendoci nel pensiero, proponendoci outfit adatti al nostro stile e liste della spesa improntate alle nostre preferenze culinarie, stiamo pagando con dei beni che sul web hanno lo stesso valore delle pepite d’oro nel West: i nostri dati personali. Presi dalla smania di provare una nuova App spesso acconsentiamo senza nemmeno rendercene conto alla “svendita” di dati quali la nostra localizzazione, i nostri contatti, le foto che abbiamo scattato, piccoli pezzi che compongono il quadro complessivo di quello che siamo, la merce più ambita per un mercato pronto a orientare e accontentare i nostri gusti.
Cosa possiamo fare allora? Rinunciare al progresso? Non utilizzare le possibilità che le nuove tecnologie ci offrono? Certamente anche questa sarebbe la via sbagliata. Dobbiamo sicuramente imparare a essere più cauti e consapevoli dei nostri diritti, a tutelare la nostra riservatezza e a controllare e proteggere i nostri dati (almeno quelli più sensibili e delicati), a non concederli con leggerezza, a pretendere che la normativa in vigore sul trattamento dei dati sia puntualmente rispettata. E poi, quello che dobbiamo esigere è che le frontiere della tecnologia si spostino insieme alle frontiere normative, per far sì che i nuovi spazi conquistati non diventino terre di nessuno in cui il più forte possa, in ragione del proprio guadagno, imporre la sua volontà a scapito degli altri, ma piuttosto terre fertili in cui far attecchire e prosperare le ragioni del diritto.
- Avvocato - esperto in diritto applicato all'informatica e protezione dei dati
Sommario
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Le ragioni del diritto nelle infinite frontiere dell’innovazione digitaleAvvocato - esperto in diritto applicato all'informatica e protezione dei dati
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Scoprire Italia Login nel Codice dell’Amministrazione DigitaleGiovanni MancaIngegnere elettronico esperto di trasformazione digitale e sicurezza informatica
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Dal segnare al consegnare: la formazione progressiva del documento all’interno del contesto (archivistico) digitaleArchivista
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Le nuove responsabilità interne all’amministrazione nel riordino della normativa sulla trasparenzaAlessandra FoschettiSemplificazione amministrativa e promozione della cittadinanza attiva presso il Comune di Bologna
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Diventare Conservatori Accreditati... ma chi ce lo ha fatto fare?Ettore AlloggiaAmministratore Unico di LAND
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Trattamento di dati personali dei dipendenti effettuato attraverso la localizzazione di dispositivi smartphoneEsperto in Privacy e Sanità digitale
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Dal 1° ottobre nuove regole per il trattamento dei dati a scopo di informazione commercialePartner - Avvocato, esperta in diritto dell'informatica e protezione dei dati
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La pubblicazione di dati personali su siti istituzionali: una recente sentenza della Cassazione
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