Pay or consent: il pagamento di Meta è frutto di un peccato originale delle Autorità Ue

L’Avv. Andrea Lisi è intervenuto nel suo Blog del Il Fatto Quotidiano per commentare quella che in molti hanno già definito come la fine di un’era. Si tratta della soluzione “pay or consent” adottata da Meta per gli utenti europei di Facebook e Instagram. Il lancio del servizio era stato annunciato con una nota pubblicata il 30 ottobre scorso.
Può non piacerci concettualmente, eppure è la strada indicata dalla Corte di Giustizia e da alcune autorità.

L’utente dei social può davvero scegliere?

Da ora l’utente può scegliere se ricevere pubblicità mirata sul proprio profilo o, in alternativa, pagare un abbonamento per ricevere i servizi forniti tramite Facebook e Instagram. Un abominio giuridico? Non del tutto.

È stata la stessa Corte di Giustizia a suggerire una soluzione di questo tipo, riconoscendo la possibilità, per gli utenti, di prestare il consenso al trattamento dei propri dati personali per finalità di marketing mirato, a condizione di non essere costretti a rinunciare del tutto a fruire del servizio.

Il peccato originale delle Autorità UE

Il “peccato originale” risale agli anni scorsi e risiede nel rifiuto ideologico delle Autorità in Ue della base giuridica contrattuale, che sarebbe stata probabilmente più corretta e trasparente, scolpendo esplicitamente profilazioni nell’oggetto dei contratti e prefigurando anche una valutazione economica del dato personale.

Per leggere l’intervista: