Un app ci renderà “immuni” da tutto – il focus dell’Avv. Andrea Lisi

L’app per il tracciamento del contagio è stata scelta: si chiama Immuni, sviluppata dalla Bending Spoon Spa.
La conferma di aver sbaragliato le oltre 300 concorrenti è giunta ieri con  l’ordinanza sottoscritta da Arcuri dalla quale però non si riesce ad acquisire alcun dettaglio sulla soluzione tecnologica scelta.

L’Avv. Andrea Lisi prova a fare chiarezza sulla novità che potrebbe finalmente permetterci di passare alla agognata Fase 2.

 

Come (e se) funzionerà

Da quanto si è detto finora , per poter funzionare una applicazione di questo tipo deve avere come presupposto indispensabile una verifica massiva dello stato di salute della popolazione, grazie ai tamponi.
In Italia mancherebbe già questo presupposto. Così come sembra davvero velleitario anche solo immaginare che ci possa essere una diffusione dell’app di oltre il 60% della popolazione italiana.

 

Una soluzione (privata) che già si conosceva da tempo

Nulla si evince delle ragioni della scelta verso la Bending Spoon Spa, la quale ha un expertise completamente diversa, occupandosi di sviluppare app ludiche e – a quanto si è appreso – collabora o ha collaborato nella realizzazione dell’app con il Centro medico Santagostino, catena di ambulatori privati, che ha senz’altro molti interessi diretti e indiretti su questa applicazione.  Come è stata effettuata la selezione? Quali sono stati i criteri di scelta?  Sul sito del Ministero dell’Innovazione non c’è alcuna informazione trasparente al riguardo…

 

Un App ci salverà?

Più in generale, ci sono altri aspetti da considerare collateralmente in questo stato di emergenza nazionale, oscurati da cifre terribili. Il dubbio è che probabilmente questo virus abbia causato tanti morti perché si è misurato con una sanità che da anni subisce tagli e poteva contare solo su pochissimi posti per gestire le terapie intensive? Quanto “merita” in termini di investimento una app di tracciamento, la cui utilità ed efficacia è tutta da dimostrare?

Vi invitiamo a leggere l’analisi nel nuovo post dell’Avv. Lisi sulle pagine del suo Blog del  Il Fatto Quotidiano

 

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Foto di Tyler Lastovich da Pexels