In molti sono rimasti perplessi nel leggere la recente dichiarazione del sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’innovazione tecnologica, Alessio Butti, di voler “spegnere” gradualmente SPID in favore di un unico sistema di identità digitale nazionale, gestita dallo Stato, tramite la Carta d’Identità Elettronica.
L’avv. Andrea Lisi interviene sul suo Blog del Il fatto Quotidiano per esprimersi sul dilemma dell’identità digitale dei cittadini, spiegando perché quest’iniziativa sia in effetti sensata e vada sostenuta.
Un punto di accesso unico e centralizzato
La graduale transizione alla CIE non va vista come un intervento di demolizione, ma piuttosto di messa in sicurezza, in grado di garantire un punto di accesso unico e centralizzato all’infrastruttura esistente. La facilità di accesso considera l’Avv. Lisi, va e andrà preservata, specie in ragione del rispetto del principio di fede pubblica in ambiente digitale.
Per approfondire | Identità digitale unica, la CIE prenderà il posto dello SPID?
Identità digitale: è ora di fare ordine
Storicamente il Sistema Paese aveva già vissuto l’assurda dicotomia CIE e Carta Nazionale dei Servizi (a causa di due ministeri, interni e innovazione digitale, che non volevano perdere la paternità di questi singoli progetti). A proposito, anche la CNS (oggi anche tessera sanitaria) resterà in piedi? Forse sarebbe il caso di fare ordine anche su questo…