Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: svelate luci e ombre

È stato approvato il 29 aprile il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un documento di 337 pagine. Il piano è da 222,1 miliardi di euro, in gran parte coperti con il Recovery Fund.

Le sei Missioni del Piano

Il PNRR si articola in 6 Missioni, sviluppate secondo i sei pilastri del Next Generation EU, e sono così suddivise:

  • digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura
  • rivoluzione verde e transizione ecologica
  • infrastrutture per una mobilità sostenibile
  • istruzione e ricerca
  • inclusione e coesione
  • salute

Appare doveroso soffermarsi sul punto 1: “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” per cui sono stati stanziati 49,2 miliardi, l’obiettivo da perseguire è sempre la tanta agognata trasformazione digitale del Paese.

L’aspetto della digitalizzazione è elemento comune in tutte le sei missioni, poiché è presente nell’ambito della pubblica amministrazione, nell’istruzione, nei processi industriali e del settore terziario nonché nel settore sanitario e delle infrastrutture ospedaliere.

PNRR e Digitalizzazione

Il Piano prevede incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze digitali nel settore privato, a tal riguardo, gli investimenti previsti nel piano assicurano la fornitura di banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese. Viene avviato anche un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività mobile in aree a fallimento di mercato ed una progressiva digitalizzazione dei cittadini.

Il PNRR prevede risvolti interessanti nelle infrastrutture digitali della pubblica amministrazione.Una PA efficace deve saper supportare cittadini, residenti e imprese con servizi sempre più performanti e universalmente accessibili, di cui il digitale è un presupposto essenziale.”: è quello che si legge nel testo del Piano e, difatti, non si può prescindere dall’ottimizzazione dei servizi pubblici se l’obiettivo è quello di garantire una crescita del Paese.

Quindi, la visione è quella di una PA intesa come alleato e non come ostacolo tra cittadino, impresa ed enti. Attualmente il gap digitale della PA italiana si traduce in ridotta produttività e, spesso, in un peso non sopportabile per cittadini, residenti e imprese che si trovano dinanzi a strutture non interoperabili e non comunicanti.

La trasformazione digitale della PA si prefigge, quindi, di cambiare l’architettura e le modalità di interconnessione tra le basi dati delle amministrazioni affinché l’accesso ai servizi sia trasversalmente e universalmente basato sul principio “once only”, facendo sì che le informazioni sui cittadini siano a disposizione per le amministrazioni in modo immediato, semplice ed efficace. Tale principio è, già presente nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022.

Per rendere concreto tale obiettivo si verrà a creare una “Piattaforma Nazionale Dati”, che offrirà alle amministrazioni un catalogo centrale di “connettori automatici” (le cosiddette “API” – Application Programming Interface) consultabili e accessibili tramite un servizio dedicato, il tutto non può prescindere dal rispetto della normativa in materia di protezione di dati personali.

La trasformazione digitale della PA contiene importanti misure di rafforzamento delle difese cyber, a partire dalla piena attuazione della disciplina in materia di “Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica”. Gli investimenti in tal senso risultano rilevanti poiché l’aumento della digitalizzazione e dell’innovazione porta con sé un aumento delle minacce cyber.

Non occorre trascurare, però, un aspetto fondamentale: gli interventi digitali ed innovativi possono rimarcare le conseguenze del digital divide e a tal proposito, il PNRR prevede un sostegno corposo per l’alfabetizzazione digitale del Paese e di quei cittadini che, ancora oggi, non hanno potuto acquisire un’educazione digitale.

Transizione ecologica: missione a maggior budget

Merita un ulteriore focus la seconda missione, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, per cui sono stanziati complessivamente 68,6 miliardi. Gli obiettivi sono rinvenibili nel miglioramento e nella sostenibilità del sistema economico, assicurando una transizione ambientale equa e inclusiva.

Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65% di riciclo dei rifiuti plastici e il 100% di recupero nel settore tessile.

Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa. Il Piano prevede tra gli incentivi, anche, quelli mirati ad incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Importanti sono gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e la semplificazione delle procedure di autorizzazione nel settore. Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi e aumentare le risorse.

Le riforme per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il Piano non può prescindere da un progetto di riforme per facilitare la sua attuazione e contribuire alla modernizzazione del Paese. In primis, la riforma della Pubblica Amministrazione, che affronta i problemi dell’assenza di ricambio generazionale, di scarso investimento sul capitale umano e di bassa digitalizzazione. Il Piano prevede investimenti per una piattaforma unica di reclutamento, in corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della capacità amministrativa.

Successivamente, la riforma della giustizia per l’eccessiva durata dei processi, il Piano, infatti, prevede assunzioni mirate per eliminare il carico di casi pendenti. Sono previsti interventi di revisione del quadro normativo e procedurale, ad esempio con un aumento del ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo. Il Piano prevede, inoltre, interventi di semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni nonché sul codice degli appalti per garantire attuazione e massimo impatto agli investimenti.

Conclusioni

Il PNRR dovrebbe garantire una crescita economica e produttiva dell’Intero Paese; tuttavia, come in ogni bel progetto vi un lato oscuro. L’ombra più grande, oggi, si rinviene nell’ingiusta ripartizione delle risorse, poiché è noto che il Sud avrà solo il 40% delle risorse. Una scelta non ponderata se si pensa che per far ripartire l’intero Paese bisognerebbe investire nel Mezzogiorno.

Gli obiettivi appaiono, certamente, meritevoli e conformi ad una ripresa concreta; ci si aspetta, ora, giuste risorse e corrette riforme con strumenti adeguati al fine di non penalizzare, sempre e comunque, una parte del Paese.

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