La nomina di Giuliano Amato alla Commissione Algoritmi è corretta da un solo punto di vista

L’Avv. Andrea Lisi è intervenuto nel suo Blog del Il Fatto Quotidiano per commentare una scelta ai vertici, che ha fatto molto discutere in questi giorni: la nomina di Giuliano Amato a presiedere una Commissione che si occuperà delle ripercussioni dell’intelligenza artificiale sull’editoria, da parte di Alberto Barachini, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Informazione e all’Editoria.

Amato – Hogarth: un paragone impietoso

L’Avv. Lisi etichetta come profondamente inopportuno l’accostamento scenografico della figura di Giuliano Amato a quella del suo corrispettivo britannico, il trentottenne Ian Hogarth, indicato come presidente in una “analoga” Commissione inglese che si interesserà di IA. Quella Italiana è una Commissione che deve occuparsi di fake news generate da sistemi di intelligenza artificiale generativa, di rischi di manipolazione. Un giovane tecnologo pur geniale come Ian Hogarth, che si occuperà (principalmente) di strategie e investimenti per il suo Paese, non può essere paragonato alla scelta di indicare un noto costituzionalista, impegnato a presidiare le implicazioni dell’utilizzo di sistemi di IA sulla democrazia stessa.

 

Le Commissione IA non avrà la bacchetta magica

Peraltro, queste Commissioni o Comitati (al pari del Comitato di Esperti di cui lo stesso Avv. Lisi è componente, presieduto dal prof. Donato Limone e voluto dal sottosegretario Butti per definire le strategie di trasformazione digitale delle PA) non hanno bacchette magiche, né poteri diretti e attuativi. Servono solo per fornire pareri e indirizzare una Politica, spesso disorientata da queste tematiche così complesse e delicate. E l’esperienza di Amato può rilevarsi fondamentale per coordinare più teste, senza considerare che in qualità di profondo conoscitore della nostra Costituzione può e deve occuparsi di tutelare i diritti e le libertà di noi cittadini.

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