Coronavirus: siamo salvi per un bit (forse)

Dalla mela morsa di Apple alle iniziali runiche di Bluetooth: il digitale non è altro che un racconto “aggiornato” dell’umanità, che vive grazie all’apporto di numerose vicende pregresse dalle quali trae continuo nutrimento.

È importante che questo “patrimonio” comune sia raccolto e interpretato correttamente dal diritto, finora “stordito” dall’innovazione e “imbrigliato” nell’ostinato mantenimento del rigore tradizionale in una forma che, spesso, non ha più sostanza. Ce ne siamo accorti vivendo un’emergenza “a colpi” di Dpcm che per molti studiosi potrebbero essere dichiarati incostituzionali.

L’Avv. Andrea Lisi e la Dott.ssa Francesca Cafiero, esprimono le considerazioni frutto del periodo vissuto sulle pagine di Milano Ambiente.

 

Una maggiore consapevolezza

Con la pandemia, abbiamo assunto un atteggiamento nuova nei confronti del digitale. Forse si tratta di uno dei pochi risvolti positivi dell’esperienza che abbiamo vissuto finora. La nostra vita può dipendere dalla rete? In parte sì. Ecco perché è necessario un cambio di prospettiva: occorre considerare il web al pari di un vero e proprio servizio pubblico.

 

Il digitale è il mezzo, non il fine

Basterà un calendario di riaperture, in combinazione ad una (claudicante) app di contact tracing, per far ripartire il Paese? La domanda resta aperta…è certo che stiamo comunque vivendo un profondo cambiamento, che è prima di tutto di percezione culturale e sociologica.
E dovrebbe implicare da qui ai prossimi mesi l’evoluzione di alcuni modelli di “governo” e “organizzazione” finora alla base della nostra “normalità”.

Ma allora quali rischi corriamo nell’immediato? Leggi l’articolo completo direttamente dalle pagine di Milano Ambiente

DIG.eat XIII - C'era una volta

Dal 18 gennaio al 12 febbraio in streaming

Il primo racconto diffuso sul digitale

Il DIG.eat si trasforma. L’anti-evento annuale sul digitale di ANORC assume per questa edizione le sembianze di un racconto, totalmente in streaming. D’altronde la prima edizione digitale del DIG.eat non poteva essere la semplice replica di un evento fisico: l’innovazione deve essere slegata da rigidi schemi e lontana dalla semplice “replica” dell’analogico.

Abbiamo ripensato al DIG.Eat esattamente in questo modo.

 

“C’era una volta…”

Il DIG.eat XIII prende in prestito un leitmotiv del mondo della narrativa per raccontare la (vera) storia della digitalizzazione del Sistema Paese, per come l’abbiamo vissuta negli ultimi 15 anni e per come lo vivremo nei prossimi. Il racconto del DIG.eat ospiterà una serie di iniziative animate, come ogni anno, da esperti di rilevanza nazionale e addetti ai lavori.