La solitudine del DPO: l’Avv. Andrea Lisi interviene a Privacy Week 2024

Il Data Protection Officer sta vivendo un momento di estrema difficoltà. La citazione di Pier Paolo Pasolini “La mia indipendenza, che è la mia forza, implica solitudine, che è la mia debolezza” sembra riassumere, in maniera beffarda, il triste destino riservato a tale figura, costretta ad un’inevitabile solitudine per perseguire finalità più grandi, come l’autonomia e l’indipendenza.

Nonostante si tratti di una professionalità relativamente nuova, introdotta nel nostro Paese dal Regolamento generale sulla protezione dei dati 2016/679 (GDPR) con l’obiettivo di garantire una corretta governance di dati e informazioni all’interno di organizzazioni pubbliche e private, il DPO sembra tuttavia soffrire una sorta di “emarginazione normativa”. Viene infatti considerato un orpello, spesso confinato in un limbo di adempimenti burocratici, e vissuto come un fardello imposto da normative avvertite, ancora oggi, come inutili.

Come se non bastasse, tale figura deve anche destreggiarsi, con autorevolezza e professionalità, tra nuove mode tecnologiche, regole del marketing sempre più mutevoli e rigide imposizioni aziendali per far valere i principi cardine del GDPR che dovrebbero guidare ogni singola organizzazione.

Risulta allora evidente quanto il DPO sia sotto pressione nel vivere l’attuale universo digitale. La domanda da porsi nasce spontanea: è ancora possibile adottare soluzioni efficaci per evitare attriti e agire in difesa dei nostri diritti e libertà fondamentali?
A questa domanda ha provato a rispondere l’Avv. Andrea Lisi nel suo intervento per la nuova edizione di Privacy Week, dal titolo “La solitudine del DPO”.
La registrazione è disponibile on demand sul sito dedicato, previa registrazione gratuita.