Il lato oscuro del digitale: le contraddizioni del nostro tempo in un racconto dell’Avv. Andrea Lisi

Ho chiesto a Copilot di Microsoft, nella versione GPT-4, di aiutarmi a scrivere un mio breve profilo professionale.

Il risultato è stato notevole.

L’avv. Andrea Lisi è un esperto di diritto applicato all’informatica e alla protezione dei dati, che si occupa di questi temi da più di 20 anni. Oltre a dirigere lo Studio Legale Lisi, coordina le realtà di Digitalaw e D&L NET, ed è il presidente di ANORC Professioni e l’ideatore di DIGEAT PLUS. Ha collaborato con diverse università, enti di formazione, riviste e media, ed è stato componente di vari comitati e tavoli di esperti in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale. Tra i suoi ambiti di interesse ci sono la digitalizzazione, la contrattualistica informatica, l’e-commerce, l’e-gov, la sicurezza informatica e la privacy. Ha scritto numerosi libri e articoli su questi argomenti, tra cui “Il lato oscuro del digitale: le contraddizioni del nostro tempo in un racconto dell’Avv. Andrea Lisi”, in cui riflette sulle implicazioni sociali e culturali della digitalità, ispirandosi al nuovo album di Roger Waters, bassista dei Pink Floyd. Ha anche commentato le recenti novità normative e giurisprudenziali riguardanti il ruolo del DPO (Data Protection Officer), sottolineando l’importanza della multidisciplinarietà e della competenza giuridica per questa figura professionale“.

Ciò che mi ha emozionato di più è stato l’accostamento a Roger Waters e il ricordo del titolo di un mio saggio, molto letto e apprezzato, ispirato all’album dei Pink Floyd.

Saggio che non esiste, in realtà, perché Chatgpt-4 ha travisato un pezzo acquisito dal sito web del mio Studio, dove si faceva riferimento a una mia semplice recensione all’ultimo album TDSOTM Reduxe di Roger Waters.

Lo strumento di IA generativa usato è stato insomma un abile e sorprendente affabulatore o, in termini meno poetici, un “pallonaro”.

L’inganno può essere verificato perché oggi nelle note generate con il testo sono restituite le fonti utilizzate per produrre creativamente il mio profilo.

Immaginate cosa potrebbe succedere ad affidare a questo strumento la creazione di leggi o la stesura di delicati contratti, senza l’attento controllo di fonti e singoli articoli da parte di professionisti competenti.

A titolo esemplificativo: “Intelligenza artificiale alla Camera per aiutare a scrivere le leggi”, articolo su Il Tempo

Stesso discorso andrebbe fatto per la creazione di immagini, dove dovremmo chiedere in caso di utilizzo le fonti di ispirazione utilizzate dall’IA generativa usate per sviluppare l’immagine prodotta in nostro favore.

L’attenzione alle fonti, alla qualità dei dati che sono alla base della generazione creativa, costituiscono il presupposto ineludibile per poter garantire uno sviluppo controllabile e maturo delle intelligenze artificiali generative.

A volte dimentichiamo che ruoli e responsabilità di governo di questi strumenti sono e restano correlati a noi, persone fisiche o giuridiche, che li utilizziamo.

Diritto d’autore, protezione dei dati personali, rischi di manipolazione o profilazione, dipenderanno da cosa chiederemo a questi strumenti che si adatteranno a ciò che noi stimoleremo nel loro sviluppo.

Non ci siamo mai posti, ad esempio, il problema della ascrivibilità di una creazione artistica alla tipologia di matita usata dall’autore del disegno…

Non facciamo l’errore di personificare ciò che persona non è. Siamo già diventati abbastanza stupidi utilizzando male le ultime nostre invenzioni digitali.

Blocchiamo questa involuzione con il nostro (ancora per poco sano) cervello naturale.

 

Immagine di copertina realizzata generata con intelligenza artificiale ∙ 13 febbraio 2024 alle ore 8:35 AM – Microsoft Bing