Stiamo (ri-)piombando in una nuova situazione di lockdown, con una compressione di diritti e libertà fondamentali, che non sembra essere esattamente la stessa di aprile.
Nel suo Blog di Huffington Post, l’Avv. Andrea Lisi pone alcune domande “scomode”, ma necessarie in una situazione di semi-paralisi nazionale: chi prende le decisioni (e come) in una situazione di emergenza? Sono algoritmi matematici a guidare scelte politiche così complesse? E chi ha scelto questi algoritmi e perché?
L’Italia a zone
Il nuovo Dpcm del 3 novembre opera una stretta ulteriore rispetto al recentissimo Dpcm del 24 ottobre, introducendo tre livelli differenti di misure restrittive differenziate per regione. È pur vero che si tratta di un sistema che evita la chiusura in blocco del Paese, frutto di lungo lavoro di discussione e confronto, ma non possiamo evitare di chiederci: la trasparenza del processo decisionale – soprattutto per decisioni così delicate – e che incidono pesantemente sui diritti della persona – deve essere garantita ex post o ex ante?
Una questione (anche) di metodo
A ciò si aggiunga una considerazione più tecnica e metodologica: tutti questi documenti sui quali si dovrebbe fondare l’oggettività delle decisioni di matrice governativa continuano a essere pubblicati in formato immagine (.pdf) e non sono (anche per questo) facilmente ricercabili in siti web istituzionali strutturati male e poco sicuri. Un sito web istituzionale non garantito da una connessione sicura https dovrebbe essere ritenuto da tempo inammissibile.
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