Quella di Elon Musk non è democrazia, ma solo un altro esempio di dittatura digitale

“Vox Populi, Vox Dei”, ha dichiarato il nuovo padrone di Twitter, Elon Musk. Benvenuta democrazia elettronica? In realtà, dittatura digitale era prima. E dittatura resta oggi. Non si può più, infatti, non rendersi conto che i social network, come Twitter, sono veri e propri esempi di dittatura, che nulla hanno a che vedere con i nostri modelli di democrazia occidentale.

L’avv. Andrea Lisi interviene sul suo Blog del Il fatto Quotidiano per provare a ragionare su questi importanti concetti partendo da un film di un bel po’ di anni fa: “The Truman Show”.

 

Il “The Truman  show” del nuovo millennio

Il film di Peter Weir nel 1998 ha anticipato il nostro presente. La vita di Truman Burbank, brillantemente impersonato da Jim Carrey è infatti diventata una realtà (più o meno inconsapevole) per tutti noi. I pruriginosi reality show come il Grande Fratello hanno poi aperto la strada alle nostre vite scandagliate in modo pervasivo nell’era dei social network.

Oggi, miliardi di esistenze sono sottoposte con spensieratezza a profilazioni e manipolazioni costanti. Condizioni generali per accedere a servizi “gratuiti” hanno reso possibile ciò che nessun regista aveva osato immaginare come effetto naturale di un processo così semplice da ottenere: l’intera popolazione mondiale disponibile a cedere allegramente identità, foto, gusti, scelte, interessi (politici, religiosi, sessuali), in cambio della disponibilità pelosa e “gratuita” di servizi resi sempre più universali e insopprimibili.

 

L’avvento della “moderazione” Europea

Per fortuna l’UE, accorgendosi finalmente della situazione attuale alimentata dall’inerzia politica, ha approvato il Digital Services Act (DSA), una normativa che ha l’obiettivo di limitare la discrezionalità delle grandi piattaforme proprio sulla moderazione on line. Tutti i grandi player dovranno adeguarsi entro gennaio 2024. E, se non lo faranno, rischieranno sanzioni elevatissime.

Sarà sufficiente?