Un filtro obbligatorio che blocca di default i contenuti inappropriati e riservati solo a un pubblico di età superiore agli anni diciotto.
È questo il contenuto di un emendamento a prima firma del senatore della Lega Simone Pillon al disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 del 2020, quello che proroga al 1° settembre 2020 il termine a partire dal quale la riforma della disciplina delle intercettazioni troverà applicazione.
La ratio alla base dell’art. 7-bis, rubricato “Disposizioni in materia di sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”, risiederebbe nella necessità di proteggere in maniera automatica e paternalistica i minori dalla fruizione di contenuti “inappropriati”, affidando agli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche il delicatissimo compito di stabilire cosa è “appropriato” per un pubblico adulto e cosa, di conseguenza, non lo è per i minori di età.
Al di la’ degli obiettivi che la misura si pone, sono molte le perplessita’ che stanno emergendo e riguardano soprattutto il rischio di favorire la censura.
L’Avv. Andrea Lisi interviene nel suo Blog del Fatto Quotidiano per analizzare la questione.
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