Per la puntata di apertura stagione di Lo ho-bit, l’Avv. Andrea Lisi si confronta con Stefano Gazzella e Edoardo Limone sull’attuale campagna elettorale, soffermandosi nello specifico sulla totale assenza (o minima presenza) dell’innovazione digitale nei programmi dei politici che, piuttosto, sono intenti a sbarcare sui social per accaparrarsi un voto in più e piegarsi alle regole del gioco di tali piattaforme.
Timidi accenni all’innovazione digitale
In realtà qualcuno ha osato proporre qualcosa in tema di innovazione digitale. Matteo Salvini, ad esempio, ha proposto di istituire il Ministero dell’Intelligenza artificiale, dell’innovazione e della digitalizzazione pur se, come ci ricorda Andrea Lisi, l’innovazione contiene già la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale è uno strumento.
La tecnologia non può essere politicizzata
Non sono d’accordo con Salvini – dichiara Edoardo Limone – non può esserci una politicizzazione della tecnologia. Trascinare la tecnologia in campagna elettorale è un madornale errore. La tecnologia è neutra e i sostenitori di un candidato la appoggerebbero, mentre altri la contrasterebbero. Le strutture che si occupano di intelligenza artificiale già ci sono, e non è ancora il momento adatto per istituire un tale Ministero che, tra l’altro, non sarebbe adeguato poiché, l’intelligenza artificiale è uno strumento. Al massimo – propone Edoardo Limone – si potrebbe istituire un Garante.
Mai riflettere sugli errori
Piuttosto che potenziare ciò che esiste, si pensa a creare qualcosa di nuovo – afferma Stefano Gazzella – I politici usano questi strumenti per ottenere qualche voto in più, piuttosto dovrebbero riflettere sugli errori fallimentari e sui traguardi della nostra innovazione digitale. Si parla di IA, ma non di social scoring, ad esempio.
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