Le notizie di attacchi hacker perpetrati a danno di enti pubblici, piccole aziende o anche a medio-grandi società, appartengono alla cronaca di tutti i giorni. Ma è davvero così difficile “sbarrare le porte” ai malintenzionati del web? L’Avv. Andrea Lisi dedica un approfondimento al tema dell’educazione civica digitale, pubblicato sulle pagine di ECLegal.
Qual è il problema
Secondo l’Avv. Andrea Lisi, il problema aperto e lacerante resta lo stato pietoso, arretrato e reale della “digitalizzazione a norma” delle PA (e anche di alcune realtà aziendali) del nostro Paese. Un archivio o un database non sicuri e dunque facilmente hackerabili, mettono gravemente a rischio le garanzie su cui si poggia la nostra stessa democrazia, oltre che i diritti e le libertà delle persone fisiche (che il GDPR impone di tutelare dai rischi derivanti da qualsiasi trattamento di dati personali).
Ci vuole uno sforzo organizzativo…e non solo
L’Italia sta cercando di investire su politiche di digitalizzazione, anche considerando i fondi a disposizione del PNRR. A mio avviso, Legislatore e Garante che – con approccio paternalistico – ci aiutano in questi ultimi anni come balie, che ci indicano ogni puntiglioso dettaglio delle nostre azioni, sono conseguenza ormai della nostra svogliatezza, del nostro senso di smarrimento
Non è “roba da nerd”
Il problema è che senza consapevolezza dei rischi da parte dei cittadini, la politica continuerà a trattare il digitale come “roba da nerd”, da ricordare solo in occasione di qualche annoiato comunicato stampa, senza rendersi davvero conto che dalle strategie di digitalizzazione possa oggi dipendere la crescita del nostro Sistema Paese.
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