Il Green Pass: sarà la soluzione al problema?

Durante la conferenza stampa di mercoledì 17 marzo 2021, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha presentato una proposta legislativa di regolamento finalizzata alla creazione di un pacchetto di misure che abbiano lo scopo di agevolare la sicurezza dei viaggiatori UE da uno Stato dell’Unione a un altro nell’attuale situazione di pandemia.

Il Green Pass

Il pacchetto denominato Green Pass o certificato verde digitale prevede almeno uno dei requisiti fondamentali: il completamento del ciclo di vaccinazione contro il Covid-19, l’aver ottenuto risultati negativi al tampone p l’essere guariti dal virus e aver sviluppato i relativi anticorpi.

Il certificato Green Pass dovrebbe essere disponibile gratuitamente, già a partire dal mese di giugno 2021, in formato digitale o cartaceo. Esso includerà anche un codice QR per garantire la massima sicurezza e autenticità dello stesso. La proposta legislativa della Commissione sarà discussa al vertice dei leader la settimana prossima, ma si contano già delle posizioni contrarie di alcuni Stati Membri.

La Commissione europea ha poi rassicurato gli Stati dell’Unione: il Green Pass non causerà alcun tipo di discriminazione e ci si impegnerà a generare una giusta equità. Verrà, infatti, creato uno sportello per verificare l’autenticità dei certificati, aiuterà inoltre a le predisporre le giuste misure all’attuazione dei pass. Se la proposta legislativa dovesse essere approvata, il pass sarà interoperabile e legalmente vincolante per tutti i Paesi Ue, ha stabilito il Commissario UE per la giustizia Didier Reynders.

I dubbi del Garante Italiano

Il problema maggiore che si pone è relativo alla tutela della privacy dei cittadini dell’Unione. Il Garante per la protezione dei dati personali italiano ha richiamato l’attenzione sui dati relativi allo stato vaccinale. Essi, dice il Garante, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto potrebbe suscitare delle conseguenze molto gravi per i diritti fondamentali degli individui; si tratta di categorie particolari di dati per i quali vi è necessità di misure adeguate.

Il Garante italiano ha manifestato la sua preoccupazione poiché un illecito trattamento dei sopracitati dati potrebbe portare a delle conseguenze disastrose in termini di “discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali”. Difatti, il Garante, in un comunicato stampa di pochi giorni fa, aveva stabilito perentoriamente che un eventuale passaporto vaccinale dovrà prima di tutto essere oggetto di una norma di legge nazionale. Infatti, in assenza di una base normativa adeguata, qualsiasi distinzione tra cittadino vaccinato e non vaccinato costituirebbe un trattamento discriminatorio, per non parlare degli effetti sulla protezione dei dati personali.

Conclusioni

Nonostante non vi sia ancora una legge ufficiale, la Regione Lazio ha giocato d’anticipo e ha già creato, in completa autonomia, un attestato vaccinale, scaricabile dal prossimo 20 marzo 2021 dal Fascicolo Sanitario Elettronico della Regione. L’attestato prova l’avvenuta vaccinazione contro il Covid-19 ed è dotato di un codice QR che ne impedisce qualsiasi falsificazione e si può verificare scaricando l’app SaluteLazio sul proprio smartphone. Anche l’Austria ha dichiarato che dal prossimo aprile sarà attivo sul territorio un pass Covid per le persone che si sono sottoposte a un tampone negativo, dichiarando che si tratterà di un lavoro preliminare in vista dell’applicazione del progetto europeo.

Sembra, quindi, che tale comune approccio europeo rappresenti, per molti paesi, una vera e propria prerogativa. È innegabile che una simile strategia sia, infatti, volta a guardare oltre le innumerevoli barriere create dal Covid-19 e a garantire una ripresa dell’economia del turismo, drasticamente danneggiata dall’attuale situazione.