Finire (senza consenso) in un video virale: ecco come tutelarsi – Intervista all’Avv. Ungaro su Corriere.it

L’Avvocato Sarah Ungaro, esperta in materia di diritto dell’informatica, e-government e protezione dei dati personali, interviene su Il Corriere.it con un’intervista dedicata alle possibili violazioni online, relative in particolare alle attività social o di natura professionale di alcuni creatori, spesso ignari dei limiti entro i quali sia lecito realizzare i propri contenuti.

Cosa fare se si viene ripresi in un video girato in pubblico e diventato virale, senza il nostro consenso?

 

Il rischio di ritrovarsi coinvolti

Spopolano sul web video amatoriali, realizzati spesso artificiosamente da  tiktoker o youtuber, che sfruttano la reazione di soggetti del tutto ignari per aumentare il seguito dei loro canali. Si tratta di azioni realizzate senza il consenso dei diretti interessati, che possono sentirsi vittime di una totale disumanizzazione: la questione riguarda anche l’Italia, dove contenuti simili continuano a spopolare.

Ebbene, cosa prevede in questi casi la legge a tutela della privacy?

 

Richiesta del consenso: cosa prevede la Legge italiana

In linea di principio per la Legge italiana riprendere persone identificabili in un luogo pubblico non costituisce di per sé un illecito, ma solo a condizione che il materiale resti privato. Viceversa, qualora sia destinato a essere diffuso è necessario chiedere il consenso. «Il consenso deve quindi poter essere opportunamente documentato – afferma l’avvocato Ungaro – eventualmente dopo essere stato acquisito anche non in forma scritta, per esempio tramite registrazione. Questo perché nel nostro ordinamento qualsiasi documento digitale o elettronico, compresi quelli di natura audiovisiva, possiede a tutti gli effetti valore giuridico probatorio».

 

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