L’accesso a PopCorn Time, il cosiddetto “Netflix” pirata, è stato bloccato.
Lo ha disposto la Procura di Genova chiedendo ai provider di impedire l’accesso ai siti dove è possibile scaricare il programma open source che permette di vedere film in streaming.
Specificamente, sono stati posti sotto sequestro i portali con estensione .io, .se, .com e la versione beta del software italiano.
PopCorn Time permette di mettere in contatto gli utenti interessati attraverso il peer to peer; si tratta, infatti, di un client BitTorrent open source per lo streaming video con la finalità, appunto, di permettere agli utenti di guardare migliaia di film, molto spesso forniti anche di sottotitoli in varie lingue, senza aspettare il completamento del download degli stessi.
L’Italia è stato il primo Paese nel mondo a sequestrare il programma. Le reazioni nel resto del mondo sono state varie: negli USA e in Norvegia i produttori cinematografici hanno denunciato anche gli utenti che hanno scaricato i film, mentre in Israele il Tribunale di Tel Aviv non ha disposto il sequestro di PopCorn Time perché ha ritenuto che questo intervento avrebbe violato la libertà di espressione.
Anche se la Procura ligure ha deciso di avanzare con il pugno duro nei confronti della pirateria, questa azione può essere definita debole, in quanto i server che ospitano i siti non si trovano in territorio italiano, bensì all’estero, e il provvedimento può essere, così, aggirato facilmente intervenendo sui DNS. La Procura ha infatti disposto il blocco dell’accesso ai DNS attraverso le compagnie che forniscono la connessione e non i server, definiti “intoccabili” in quanto presenti all’estero o in milioni di case private. Tant’è che il sequestro impedisce il download del programma solo ai nuovi utenti italiani: tutti gli utenti che lo hanno già scaricato e installato possono ancora utilizzarlo.
Rischiano anche gli utenti che hanno condiviso i film, i quali potrebbero essere identificati e indagati per complicità nel reato di pirateria e violazione di copyright.