Il passo lento della Giustizia Telematica

Nell’ultima settimana, per l’ennesima volta, diverse associazioni forensi hanno protestato per il malfunzionamento della giustizia telematica. L’Organismo Congressuale Forense, l’Associazione Italiana Giovani Avvocati e il Patto per l’Avvocatura denunciano, infatti, dall’inizio della pandemia le continue interruzioni che si verificano ai portali telematici ministeriali e che, di conseguenza, finiscono per rendere indisponibili tutti i servizi digitali della giustizia (aggiornamento fascicoli, pagamenti telematici, accesso al Portale Deposito atti ecc.), con inevitabile ritardo dei procedimenti.

La situazione attuale

Per quanto riguarda il processo civile, già a gennaio l’Aiga aveva duramente criticato il Ministero della Giustizia per le disfunzioni del sistema, lamentandosi della situazione “imbarazzante” in cui versava la professione forense, costretta a riorganizzare e rimodulare costantemente il lavoro quotidiano. Criticità che hanno caratterizzato anche il processo penale telematico, dato che, per fronteggiare l’emergenza sanitaria, dal 25 gennaio 2021 è iniziata la fase di sperimentazione del portale del processo penale telematico. Con il decreto ministeriale del 13 Gennaio2021 “Deposito di atti, documenti e istanze nella vigenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, è stato stabilito, infatti, che i difensori debbano depositare atti e documenti solamente in via telematica, ma a causa delle numerose problematiche riscontrate, l’Unione delle Camere Penali Italiane aveva chiesto di sospendere l’obbligo di utilizzo in via esclusiva del portale.

Le continue richieste

Nonostante gli avvocati italiani si siano purtroppo abituati ai blocchi periodici del sistema informatico e agli interventi tecnici – solo temporaneamente risolutivi – del Ministero della Giustizia, in questi giorni si è verificata un’interruzione generalizzata dell’accesso ai fascicoli telematici, praticamente in tutto il Paese.

Un fatto di “inaudita gravità” che va a ledere il diritto di difesa dei cittadini e che dimostra nuovamente l’inadeguatezza del sistema già provato dai ritardi processuali.

Per tali ragioni, le varie associazioni hanno chiesto al Ministero non solo di intervenire immediatamente al fine di ripristinare la piena operatività del flusso di dati della giustizia telematica, ma anche di emanare provvedimenti d’urgenza che assicurino le dovute garanzie processuali.

Qual è la soluzione?

Il processo penale rischia non solo sul piano di adeguamento tecnologico ma, altresì, di tutela del principio dell’oralità, del contraddittorio e dell’immediatezza; è mai possibile che ancora oggi non si sia trovato il giusto bilanciamento tra adeguamento, innovazione e rispetto dei principi fondamentali del diritto?

Ebbene, si tratta di problematiche non solo tecniche, ma si rende necessaria la predisposizione di un piano di adeguamento del sistema informatico ministeriale che non può prescindere dal coinvolgimento degli avvocati e degli operatori del settore.

Il Gap digitale che si è riscontrato nella Giustizia italiana è impressionante, la digitalizzazione che, ormai, dovrebbe essere uno strumento quotidiano è ostacolo all’applicazione dei diritti costituzionali ed inviolabili del cittadino, quale quello del diritto alla difesa.

La digitalizzazione è limitata alla informatizzazione di ulteriori parti del “vecchio” processo e gli operatori del settore, spesso, sono impreparati ed improvvisati dinanzi a tali strumenti.

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