DDL Diffamazione: cosa rischiano giornalisti e testate web.

Il Disegno di Legge Diffamazione, meglio noto come DDL Lochness, è un provvedimento che contiene delle misure volte a punire le testate giornalistiche, anche online, accusate di aver pubblicato articoli diffamatori nei confronti di terze persone.
Il testo, già votato dalla Camera, è in attesa di ricevere l’ok del Senato, dopo essere già stato ampiamente modificato in Commissione di Giustizia. 
Nello specifico, il provvedimento introduce delle novità per quanto concerne le rettifiche sul web per le testate registrate, le quali dovranno essere pubblicate non oltre due giorni dal momento in cui è sopraggiunta la richiesta, ed è prevista inoltre l’interdizione di sei mesi per i direttori responsabili in caso di articoli diffamatori non firmati o nel caso in cui non sia avvenuta la pubblicazione della rettifica in questione. Difatti, il direttore o il responsabile avrà l’obbligo di pubblicare gratuitamente, senza commento, senza risposta e senza titolo, la rettifica in oggetto, e dovrà espressamente menzionare titolo, data e autore dell’articolo. Le rettifiche dovranno, pertanto, essere pubblicate con “la stessa metodologia, visibilità e rilevanza della notizia a cui si riferiscono in modo da rendere evidente l’avvenuta modifica”, secondo quanto stabilito dal testo modificato al Senato.
Inoltre, chi si è sentito offeso da un articolo, oltre alla rettifica, ha il diritto di chiedere ai siti internet e ai motori di ricerca l’eliminazione dei contenuti diffamatori e dei dati personali, esercitando – così – il diritto all’oblio sancito con un sentenza del 13 maggio 2014 dalla Corte europea.
In aggiunta, l’interessato può anche chiedere al giudice di inibire l’ulteriore diffusione dell’articolo stesso, attraverso la rimozione delle immagini e dei dati. Nel caso in cui l’interessato sia defunto, saranno gli eredi o il convivente a esercitare tali diritti.
Il DDL elimina, quindi, il carcere per i giornalisti ma introduce gravose pene pecuniari, ovvero multe fino a cinquantamila euro in caso di notizie false scritte volutamente, in quanto il fatto attribuito risulta essere consapevolmente falso. Inoltre, oltre alla condanna è prevista anche la pubblicazione della sentenza.
Per quanto concerne la diffamazione a mezzo stampa il danno sarà proporzionato in base alla diffusione della testata, della gravità dell’offesa e dell’effetto riparatorio della rettifica. Il risarcimento dovrà avvenire entro due anni dalla pubblicazione dell’articolo. 
Da quanto esposto, si evince chiaramente come le misure previste dal provvedimento siano decisamente pesanti per giornalisti e testate web. Scompare la parola “carcere”, ma il timore è che venga minato il diritto della libertà di stampa. 
Non resta che attendere le modifiche che verranno apportare al testo dal Senato.