Approvata dall’ONU una risoluzione per garantire la privacy nelle comunicazioni online

È stata approvata, nei giorni scorsi, dalla Commissione per i diritti umani dell’Assemblea Generale dell’ONU una risoluzione sulla tutela del diritto alla privacy nell’era digitale, risoluzione che verrà poi discussa e votata dal Consiglio dei diritti umani a Ginevra, in primavera.

Si tratta di un importante documento che stabilisce come i diritti umani dovrebbero essere sempre protetti sia in modalità online che offline, indipendentemente dal medium che viene utilizzato, così come dichiarato dal rappresentante del Brasile durante l’apertura della sessione.

La risoluzione, approvata senza votazione, stabilisce che gli Stati membri – così come contenuto nel documento pubblicato dall’ONU – siano tenuti a rivedere le loro procedure, prassi e legislazioni per quanto concerne la sorveglianza delle comunicazioni, l’intercettazione e la raccolta dei dati personali, inclusa la sorveglianza di massa, con l’obiettivo di rafforzare il diritto alla privacy e garantire la piena e concreta attuazione di tutti gli obblighi, secondo quanto sancito dalle norme internazionali sui diritti umani.

La proposta di risoluzione era stata introdotta da Germania e Brasile a seguito dello scandalo Snowden che aveva rivelato come la National Security Agency americana (NSA) spiava direttamente le telefonate della cancelliera Merkel e della presidentessa Rousseff.

La risoluzione stabilisce che le comunicazioni digitali dei cittadini devono essere protette e, nel caso di violazioni, assicurare dei compensi monetari o di altra natura.

Inoltre, il testo fa riferimento anche alle compagnie private che sono state coinvolte nella vicenda NSA, in quanto i servizi americani si avvalevano della collaborazione di colossi digitali quali Google o Facebook per le loro attività di spionaggio. L’ONU, pur non avendo il potere di imporre regole a questi soggetti, sollecita comunque i governi a farlo quando vengono coinvolti nelle operazioni di sorveglianza.

Dopo l’approvazione della risoluzione, che ha ottenuto 65 cosponsorizzazioni, alcuni delegati hanno sottolineato la necessità di meccanismi concordati sui diritti umani, con l’intento di garantire la privacy e la libertà di espressione a livello globale, poiché manca un riferimento specifico in tale ambito. Inoltre, alcuni rappresentanti hanno visto nel consenso raggiunto una chiara reazione internazionale alle attività di sorveglianza nazionale ed extraterritoriale da parte dagli Stati Uniti.

Difatti, tra i sostenitori della risoluzione non figuravano USA, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda, ossia i paesi noti come i “Five Eyes“, i cinque occhi, che collaborano strettamente fra di loro nel campo dell’intelligence, trasmettendosi le informazioni, pertanto sarebbe emerso che gli USA si sarebbero spesi in una forte opera di lobby con i “Five Eyes” con l’intento di ammorbidire i termini della risoluzione. Gli stessi Stati Uniti hanno, poi, sottolineato come il testo giustifichi la raccolta di informazioni “delicate”, nel rispetto degli obblighi internazionali sui diritti umani, per garantire la sicurezza del Paese, tanto che – da alcuni documenti trapelati inerenti alla posizione negoziale degli Usa –  è emerso che Washington ha sostenuto con vigore la “legalità” delle sue operazioni di monitoraggio delle comunicazioni.

Anche se la risoluzione approvata dall’ONU non ha valore vincolante per gli Stati membri, sicuramente rappresenta un ulteriore passo in avanti per difendere e garantire la privacy dei cittadini e i loro diritti fondamentali a livello globale.