Approvata anche in Italia la Class Action .
Per vagliarne gli effetti, occorre ancora attendere.
A cura di Annalisa Spedicato – Studio Legale Lisi
Il Legislatore Italiano, inaugurando la nuova Finanziaria, ha inserito nell’Ordinamento le cosiddette Class Actions, ponendosi, per siffatto intervento, al pari delle altre realtà europee.
Il Senato, infatti, ha approvato nella Finanziaria 2008 l’art. 53 bis, un emendamento in cui si stabilisce che, a far data da Giugno dell’anno corrente, sia concessa la possibilità alle associazioni dei consumatori e comunque a quelle legittimate che rappresentano interessi collettivi, di esperire un’azione giudiziaria collettiva allo scopo di difendere i diritti violati da un medesimo soggetto giuridico.
Utenti e consumatori, attraverso una class action, possono dunque agire giudizialmente come un’unica entità.
In verità, le associazioni dei consumatori già disponevano della facoltà di intervenire giudizialmente a tutela dei propri iscritti, pregio di un recente intervento normativo che ha portato alla luce il cosiddetto CODICE DEL CONSUMO (D.Lgs. 6 Settembre 2005 n. 206).
L’odierno emendamento ha il merito di ampliare gli interventi di tutela affidati alle associazioni medesime.
In effetti, mentre l’art. 140 del Codice del Consumo ha in sé il valore di legittimare l’azione giudiziale delle associazioni dei consumatori e degli utenti di cui all’art. 137, ma solo ed esclusivamente per inibire atti e comportamenti lesivi degli interessi di gruppo o per adottare le misure idonee a correggere o eliminare gli effetti dannosi provocati dalle violazioni accertate ed ordinare l’eventuale pubblicazione del provvedimento giudiziario su uno o più quotidiani, la Class Action, così come prevista dalla nuova finanziaria, implica anche la possibilità per le associazioni attoree, di pretendere il risarcimento del danno a favore dei consumatori (art. 140 bis Codice del Consumo), di guisa che, l’intervento delle associazioni si trasforma in una vera e propria azione giudiziaria con effetti restitutori e risarcitori.
L’istituto delle Class Action nasce e si sviluppa oltreoceano, in particolare negli Usa, e consiste in un modello di azione collettiva che assume come suo principale obiettivo non esclusivamente quello di tutelare in maniera più efficiente ed efficace il consumatore contro i colossi industriali, ma anche quello di ottenere una riduzione dei costi e dei tempi della giustizia secondo una logica legata al risparmio sociale .
Tra le battaglie vinte con le class actions, si ricordano grandi cause contro le multinazionali del tabacco, la causa contro la Pacific & Gas Company che contaminò le falde di una città americana o ancora quella intentata contro il mercato monopolistico di Microsoft o la causa contro la Apple in merito alla pubblicità ingannevole degli IPod sulla durata della batteria.
E’ evidente infatti che quando un interesse individuale si trasforma in interesse del gruppo, acquisisce maggiore incisività e farlo valere nell’ambito di una tutela processuale diventa molto più facile.
Il singolo consumatore che non avrebbe alcuna convenienza economica a far valere individualmente il suo diritto, soprattutto quando il danno a lui provocato risulta di modesta entità rispetto alle spese che dovrebbe sostenere nell’instaurare un processo, spesso vi rinuncia con l’ingiusto vantaggio per le grandi multinazionali che vedono così aumentare i loro fatturati in maniera strumentale. L’intervento di una class action invece funge da deterrente e riporta ad un legittimo equilibrio il rapporto impresa/consumatore ( B to C).
La norma in Italia non è ancora effettiva, tuttavia, sin d’ora, l’Associazione Nazionale dei Consumatori fa sapere che ha intenzione di condurre davanti all’Autorità Giudiziaria una class action contro la Regione Campania in difesa dei cittadini che da anni lottano contro i rifiuti.
Per gli effetti e per eventuali interventi correttivi al fine di limitare potenziali speculazioni sulla materia o evitare il rischio di liti temerarie, dunque, occorre ancora attendere.